Nella scuola da sempre sono le donne a insegnare, in maggioranza nei livelli di base, meno nell’accademia e con meno potere degli uomini, anche se lentamente cominciano nelle università a entrare i gender studies e ad affermarsi carriere femminili che cambiano il sapere e ne smantellano la neutralità. Ma non si insegna, e non si impara, solo a scuola. Il segno lo si lascia, lo si consegna e lo si tramanda dentro e fuori le mura delle scuole, ed è di questo segno che proviamo a raccontare in queste pagine, domandandoci come, e se, è possibile tramandare il segno che a molte (e molti) di noi ha lasciato il movimento delle donne. Abbiamo chiesto a docenti, attiviste, formatrici di ragionare sul segno che si lascia quando si percorre il cammino del proprio lavoro e della propria vita nella convinzione che sia necessario sessuare questo tragitto. Oggi si moltiplicano le esperienze di formazione sul genere, e fortissimi sono gli ostacoli in molte scuole anche a causa del rifiuto sempre più aggressivo di pezzi fondamentalisti dell’universo cattolico. Tuttavia pullulano imprese collettive e individuali, case editrici, gruppi di studio che ragionano sulla pedagogia sessuata. Spesso, a marzo e novembre, le scuole ospitano dibattiti sulla violenza e sugli stereotipi. Possiamo quindi dirci soddisfatti/e così, anche considerando la formazione universitaria che oggi viene proposta a chi vuole insegnare?
Con articoli di: Francesca Sensini, Laura Cima, Elisabetta Borzini, Lea Melandri, Carlo Ridolfi, Rosangela Pesenti, Marieme Helie Lucas, Daniela Rossi, Ferdinanda Vigliani, Monica Pasquino, Agnese Prandi, Alessandra Montesanto, Irene Barichello, Monica Lanfranco.