Per scrivere questa introduzione alla raccolta di racconti della prima ‘strenna’ di Marea, che raccoglie il meglio delle novelle pubblicate dalla nostra rivista in anni lontani, ho dovuto sfogliare e rileggere buona parte delle copie della rivista.
L’emozione di andare a rivedere il lavoro fatto in questi ormai ventuno anni di pubblicazione di una delle più giovani, (ma resistenti), riviste femministe italiane l’avevo già vissuta quando, nel 2015, insieme a Laura Guidetti organizzammo le dieci giornate a marzo per il ventennale a Genova.
Venti, così la chiamammo, fu la celebrazione, la festa e l’evento per dare risalto all’idea germogliata nel 1994 sulle rive del lago di Garda, al seminario organizzato dalla media attivista Emi Uccelli per ragionare sullo stato delle, (allora), numerose riviste femministe italiane.
Marea nacque lì, e da allora non abbiamo mai smesso di uscire.
Il motivo di questa tenacia longevità risiede, in parte, nel fatto di avere scelto di non stare sul mercato editoriale: Marea resta una rivista fatta con spirito attivistico, grazie al lavoro gratuito di chi scrive e impagina, autofinanziandoci e muovendoci attraverso le reti alternative della distribuzione. Vive con gli abbonamenti, grazie ai quali paghiamo la stampa e un piccolo rimborso a chi disegna la copertina.
Ma la sua peculiarità è stata, soprattutto, quella di ricercare il suo motivo d’essere a partire da quattro parole ogni anno, una per numero, proposte alle collaboratrici e alle autrici per restituirle poi a chi legge come in un caleidoscopio.
Ma, soprattutto nei numeri finali dell’anno, tra il 2000 e il 2008, che furono dedicati al concorso letterario, così come nelle ultime pagine di quelli dal primo del 1994 al 1998, nella rubrica dedicata al racconto, (che si chiamava Sabbia), le parole scelte sono state talvolta meno legate ai concetti dell’impegno politico tradizionale.
Ecco così pause, mancanze, viaggi, bisogni, sogni, amiche: pure avendo scelto di comporre una rivista prevalentemente di approfondimento sociale e culturale non abbiamo mai smesso di provare a declinare la realtà anche attraverso la chiave letteraria e poetica, proponendo l’attraversamento anche di parole più intime.
Oltre a questa considerazione c’è quella del passaggio del tempo, che per il mondo della comunicazione dell’informazione ha significato affrontare una mutazione antropologica e tecnica velocissima, interessante e allo stesso tempo faticosa da sostenere.
Molti dei racconti che ripubblichiamo qui sono arrivati in redazione via posta, (non quella elettronica), scritti quindi su carta o attraverso gli ormai obsoleti dischetti, che chi ha meno di quarant’anni non ha mai visto e forse nemmeno sentito nominare.
Con trepidazione ho quindi collegato il lettore di quella tecnologia antica (eppure non ha più di 20 anni) all’attuale computer, tirando un sospiro di sollievo quando ho potuto leggere e salvare i file. Alcuni dei racconti sono invece stati riscritti interamente copiandoli dalle pagine, perché di loro non avevamo traccia, se non nella copia cartacea.
Penso ci sia qualcosa di salvifico quando si riedita e si rende nuovamente disponibile un materiale che non sarebbe più rintracciabile altrimenti: è un po’ come fare le beffe alla signora con la falce, ma soprattutto è andare in controtendenza rispetto alla brutta deriva dell’oblio della memoria, molto diffusa a tutti i livelli, dalla stampa alla politica.
Nell’epoca in cui quanto scritto e pubblicato da più di un anno è già vecchio mi pare davvero straordinario permettersi il lusso di attingere al passato, dandogli nuova vita e con questo anche nuovi occhi.
Lo so, lo sappiamo. Non tutto quello che si è pubblicato, riletto oggi, è valido e ci piace ancora, certo.
Se è vero che si dovrebbe imparare dagli errori, (e nel campo dell’editoria questa dovrebbe essere una regola aurea), sicuramente anche Marea di errori ne ha fatti, e gli alti e i bassi nel livello dei vari numeri sono bene evidenti, quando hai tra le mani le ottanta copie.
Ma con gli errori, che speriamo siano stati pochi in questi anni, ci sono anche le perle, e ci auguriamo che quelle che abbiamo deciso di pubblicare anche a voi appaiano come tali e quindi preziose.
Nei momenti di pausa che le prossime vacanze offrono alla concitazione della quotidianità ci auguriamo che la nostra strenna sia una compagnia interessante ed emozionante per voi così come lo è stato per noi ripubblicarle.