IL NUMERO GIA’ ‘STORICO’ DI 100 PAGINE TUTTO SULLA PANDEMIA: RIFLESSIONI, PROPOSTE, NARRAZIONI DALL’ANNO DEL COVID19.
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Ecco lo scritto ‘Parole che risuonano’ emerso dopo la presentazione web del numero di Marea del 14 maggio 2020
Parole che risuonano – lo scritto collettivo emerso dalla presentazione del numero speciale di Marea- DOPO
Stiamo affrontando uno dei grandi tabù dei nostri tempi, la morte e il lutto; il futuro è troncato, non riusciamo a vederlo. Ma, invece, è necessario non essere in balia degli eventi.
A molte di noi è sembrato di essere trattate come delle bambine e dei bambini inconsapevoli, alle quali è negato il diritto di essere adulte che dirigono la loro vita.
Il recupero dei tempi della vita è fondamentale, è una questione di sopravvivenza; ci siamo trovate a confrontarci con il tempo, altro grande tema dell’esistenza.
E’ necessario trasformare questo momento in un risveglio, avere come specie umana il senso del tempo è una vera ecologia della mente, per imparare che il tempo è fluido, finito, e che tutto è instabile e temporaneo, mentre ciò che abbiamo fin qui imparato è a pensare solo al qui e ora.
Negando la morte abbiamo cambiate anche la percezione del TEMPO, come se vivessimo in eterno, per cui anche il tempo è diventato da consumare e non da gustare.
Abbiamo bisogno di imparare, nel tempo, che il senso del distacco in cui siamo state forzate può diventare una carta favorevole da giocare nel ‘dopo’.
La logica maschile che circola, lo sviluppo insostenibile nella logica del maschio, non può più essere supportata, con la sua dittatura dell’inutilità della vecchiaia, il senso di impotenza che questa svalutazione genera e con essa la sensazione di essere un corpo a perdere, quando appunto perde la tonicità e il suo uso mercificato.
Il fallimento di un modello cosiddetto di sviluppo, ma anche di relazioni tra corpi e vite perdute e a perdere, conformi e non conformi, umani e non umani, evoca tra di noi anche le miriadi di voci uscite dalle gabbie di fallimenti e paure che generano mostri.
E’ necessaria invece più che mai la sorellanza e noi donne possiamo farcela.
La seconda fase può essere molto importante se riusciamo ad essere fluide, a non farci intrappolare dal passato e cominciamo a governare.
PERCHE’ devo uscire?
Cosa faccio quando esco? Deve avere un senso. Deve esserci una azione. Ora è tempo di uscire!
Uscire CONSAPEVOLI, però.
Se sono consapevole della cultura nella quale sono cresciuta con tutti i suoi limiti e stereotipi li percepisco come tali e posso agire di conseguenza. Come esseri umani consapevoli ritroveremmo la necessità del prendersi cura – che non andava più di moda già prima del lockdown – ad esempio un gesto semplice e diretto come salutare il vicino, la vicina. Si inizia un passo alla volta il cambiamento.
La parola respiro è al centro di tutto, da questa bisogna partire: il respiro forzato di chi muore, il respiro forzato dietro le mascherine, il respiro che ti ritorna che non può uscire, ma anche il respiro di chi sta dando alla luce, il respiro che aiuta la vita con la vita, il respiro che vuole cambiare la logica che ci ha portate a questa pandemia.
Respiro e pan/demia. Tutto ti/ci avvolge
Noi respiriamo come tutti gli esseri viventi del pianeta, come respirano le piante e la terra e gli altri animali, e per questo dobbiamo tornare a ragionare in sintonia con la terra e chi la abita.
Questo tutto è legato insieme: la macellazione, il virus. la sofferenza animale, la pandemia. Per trasformarci è necessario ragionare in modo olistico
Il respiro, ora, è al centro dell’attenzione, è il transito molto importante che ci riguarda.