“Non possiamo smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone”. La frase, piuttosto nota negli ambienti dei movimenti pacifisti e nonviolenti, è di Audre Lorde, poeta e attivista femminista nordamericana, e riassume forse meglio di qualunque altra il senso della ricerca che in molte alcune femministe, (e anche alcuni uomini) provano a tradurre in pratiche politiche: usare la violenza, anche quando si pensa (e di fatto è vero) di stare dalla parte giusta non cambia davvero l’ordine delle cose, né aiuta a costruire orizzonti diversi da quelli nei quali ci si trova, subendo la sopraffazione del dominio.Ovviamente non è facile: ci vuole grande forza di volontà, collaborazione, studio, consapevolezza, empatia, tempo e pazienza. Certamente un’arma, qualunque essa sia, brandita contro chi è in situazione più svantaggiata, risolve in fretta un dissidio, e offre a chi la usa un potere straordinario, quello di vita o di morte.
E’ la dinamica del dominio, anche se la casacca è quella della rivoluzione. Il cambiamento sociale e la democrazia, se costruite con la violenza, partono già con un malanno dentro, che prima o poi tornerà indietro a chiedere il conto.
Tra uccidere e morire c’è una terza via: vivere, scriveva Christa Wolf, ed è in questo spazio di fatica, di incertezza ma anche di grande creatività e possibilità, la vita appunto, che possiamo costruire relazioni e pratiche diverse da quelle imposte nel dominio.
In questo numero ricco e complesso, che anticipa il seminario di Officine del pensiero femminista ad Altradimora, dal 5 al 7 settembre, (dettagli e programma su www.altradimora.it ) cerchiamo di restituire la ricchezza del dibattito e dei saperi che sono circolati nel mondo femminista e non solo in Italia, il cui dibattito è molto arretrato. Come sempre buona lettura, aspettiamo le vostre suggestioni, sperando di vedervi al seminario, che sarà registrato e postato su www.radiodelledonne.org