‘Si fa ma non si dice’, oppure ‘pornografia è ciò che fanno gli altri’: banalità tra le tante, per liquidare (o non affrontare) un tema che sempre meno è conosciuto e analizzato in profondità nelle molte sfaccettature che presenta e che sempre più viene, al contrario, esibito come ‘moderno’, indispensabile da aggiungere alla conversazione o al dibattito trendy sulla stampa impegnata per sentirsi glamour e, perché no, anche progressista.
Come invece leggerete, a iniziare dall’etimologia della parola composta, la pornografia ha origini antiche, e riguarda l’intreccio tra vendita del corpo femminile, denaro, immagine e immaginario sulla, e nella,sessualità.
Sarà per questo che, dove ha vinto la logica dell’immagine e dell’apparire più che quella dell’essere, la vendita e il consumo di pornografia costituiscono la terza industria al mondo, collegata in modo strutturale con la prostituzione forzata, con il traffico d’armi e la violenza sui minori come poche altre attività lo sono sul pianeta.
Se questo vi pare un approccio ‘moralistico’ forse avete meno informazioni di quelle che pensate sul fenomeno, che non è da osservare solo dal punto di vista della libertà di consumare, conoscere ed esplorare la sessualità.
Certamente è anche questo, e non c’è persona adulta che almeno una volta non abbia avuto un contatto con un prodotto video, cartaceo o online legato al mercato del porno, è praticamente impossibile esserne esenti.
Il problema è che, se la parola più digitalizzata nel web sul nostro pianeta è sex, e i primi siti che si aprono sono di carattere pornografico, e se quindi la sessualità che si approccia in rete (ma non solo) è fortemente legata alla pornografia, la domanda da farsi è: siamo certe che connettere la sessualità umana con il consumo di pornografia sia sempre un esercizio di libertà, senza alcuna implicazione con la responsabilità circa il come, dove quando e perché ciò che si consuma ci coinvolga?
Molta parte del piacere nella sessualità ha a che fare con l’immagine e l’immaginario, le fantasie e il superamento delle imposizioni, i tabù e le restrizioni che la cultura impone, a ogni latitudine. In che modo la pornografia può liberarci? È un’alleata della liberazione, o piuttosto uno strumento asservito (forse quanto e più dei tabù) alla conservazione dello status quo, e quindi paradossalmente un modo per tenerci sotto controllo mentre pensiamo di trasgredire?
Buona lettura
Monica Lanfranco www.monicalanfranco.it