A questo link tutti gli interventi del seminario di Altradimora sul materno
Editoriale
Si è state figlie, prima di diventare madri, e di lì tocca passare: dalla relazione con quella donna che ci ha messe al mondo. Anche gli uomini sono figli di donna, e come in maniera straordinaria ne ha scritto Adrenne Rich in Nato di donna il genere maschile deve fare i conti anch’esso con quel corpo diverso dal loro che li ha generati. Assai lontano e divergente, però, dopo quel comune esordio dell’essere umano che è il sostare dentro il grembo materno, si manifesta il percorso che i due generi hanno dinanzi quando si tratta di ragionare sul rapporto con la madre, e sul simbolico che lo accompagna.
Secondo la costruzione culturale di ogni latitudine i due percorsi intorno al materno sono segnati in modo molto più favorevole al genere maschile: devastante, certo, può essere una madre nella formazione anche di un uomo, ma il rispecchiamento inevitabile che una donna ha con quella che l’ha generata reca tracce formative indelebili proprio sulla conformazione della identità di sé stessa come donna, e incide pervasivamente su ogni aspetto della propria vita.
In ogni latitudine si fa un gran parlare enfaticamente di materno e di maternità: è interessante notare come non esista una parola che indichi la condizione scelta di non procreare. Abbiamo dovuto scrivere ‘non madre’ per indicare chi non si è riprodotta.
Altrimenti il simbolico legato all’assenza di maternità di carne è immediatamente quello della terribile sottrazione: infecondità. Una condanna, quindi, che suona come inadeguatezza del corpo, come malanno, come perdita.
In questo numero invece proviamo a ragionare a partire da varie esperienze femminili sul pensato e sull’agìto intorno ad uno dei temi centrali della riflessione femminista.
“Perché nella maternità adoriamo il sacrificio? Donde è scesa a noi questa inumana idea dell’immolazione materna”? scriveva Sibilla Aleramo in Una donna, nel 1906.
Le fece eco, una ottantina di anni dopo, Elena Gianini Belotti, mai dimenticata autrice di Dalla parte delle bambine: “Rispetto al modello di madre idealizzata, forse le donne stanno diventando pessime madri. Ma per la prima volta nella storia stanno diventando autentiche e reali, perché prima di essere madri vogliono essere persone”. Chissà.